Un nuovo parco eolico nel Mare del Nord: una buona notizia per il clima?
È veramente una buona notizia per la transizione energetica e per il clima ?
Il più grande parco eolico galleggiante del mondo è stato inaugurato il 23 agosto 2023 nel Mare del Nord da Equinor (ex Statoil, la compagnia petrolifera norvegese, uno dei maggiori produttori e rivenditori di greggio al mondo e il principale fornitore di gas naturale in Europa).
A 140 km della costa occidentale della Norvegia, 11 mega-turbine galleggianti, alte 191 metri con pale di 80 metri e un raggio di 160 metri (per fare un paragone, il Pirellone di Milano è alto 127,1 metri), avranno una capacità produttiva totale di 88 Megawatt MW.
Quella che poteva essere una buona notizia per la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico se questa produzione fosse stata dedicata all’uso domestico o pubblico (ospedali, scuole, ecc.), sta diventando un segnale d’allarme di come le grandi major dei combustibili fossili stiano dirottando la transizione energetica e continuando il business as usual con uno strato di greenwashing….
Questo parco eolico è interamente dedicato all’alimentazione delle vicine piattaforme offshore. Fornirà il 35% del fabbisogno energetico delle cinque piattaforme petrolifere e di gas vicine nel Mare del Nord.
Hywind Tampen consentirà di ridurre le emissioni di CO2 dei principali produttori di petrolio e gas del Mare del Nord di 200.000 tonnellate all’anno, pari allo 0,4% delle emissioni norvegesi.
“L’esperienza acquisita con Hywind Tampen consentirà a Equinor di costruire più in grande, ridurre i costi e costruire una nuova industria sulle spalle di quella del petrolio e del gas”
Ha dichiarato in un comunicato Siri Kindem, responsabile delle energie rinnovabili di Equinor Norvegia.
I parchi eolici offshore e i siti fotovoltaici su larga scala, così come la cattura di CO2 su larga scala, sono tecnologie spesso proposte dai principali gruppi petroliferi e del gas nelle loro politiche di riduzione dei gas serra e come fornitori di energia globale e non solo di combustibili fossili.
L’implementazione di queste tecnologie richiede know-how, strumenti e infrastrutture che queste aziende già possiedono, per cui è facile per loro entrare in questi settori e, con il loro potere economico, diventare attori in grado di influenzarne fortemente lo sviluppo.
Ma quali sono i loro obiettivi, soprattutto a breve e medio termine?
L’esempio del parco eolico Hywind Tampen di Equinor fa pensare che l’obiettivo principale dei piani di transizione di questi attori è continuare a estrarre e produrre combustibili fossili il più possibile.
L’ultimo studio di Greenpeace sulle 12 major europee (The Dirty Dozen The Climate Greenwashing of 12 European Oil Companies) non presenta dubbi.
L’ONG ha esaminato i rapporti annuali di dodici grandi compagnie petrolifere e del gas europee. Il rapporto mostra che i loro impegni climatici e le promesse di transizione verso le energie rinnovabili sono totalmente contraddetti dalla realtà. Sebbene la maggior parte delle compagnie analizzate abbia promesso “zero emissioni” entro il 2050, “nessuna di esse ha sviluppato una strategia coerente per raggiungere questo obiettivo“, avverte Greenpeace. Secondo il rapporto, la stragrande maggioranza prevede di mantenere o addirittura aumentare la produzione di petrolio e gas almeno fino al 2030.
È il caso di Equinor, per la quale
“la produzione di petrolio e gas fossili deve rimanere a un livello elevato e invariato almeno fino al 2030” e “nel 2050 ci sarà ancora bisogno di petrolio e gas nel mix energetico“.
Concretamente, nel 2022 le energie rinnovabili rappresentavano solo il 3% degli investimenti totali e lo 0,13% della produzione energetica della major. Sebbene Equinor si sia impegnata a raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, finora ha fissato solo obiettivi limitati per farlo.
Equinor ha pianificato di ridurre le proprie emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 per i scope 1 e 2 (ossia le emissioni dirette e indirette legate a l’uso dell’energia dell’azienda – per un informazione sui scope). Hywind Tampen sta contribuendo a questo obiettivo con l’elettrificazione delle sue strutture petrolifere e del gas, una condizione necessaria per l’azienda per raggiungere i suoi obiettivi climatici sui scope 1 e 2.
Ma per quanto riguarda il scope 3 che ha il peso maggiore in quanto comprende tutte le emissioni indirette legate alle attività dell’azienda e quindi all’utilizzo di petrolio e gas, Equinor rimane più evasiva, anche se ha fissato l’obiettivo di ridurre l’intensità di carbonio degli ambiti 1, 2 e 3 del 100% entro il 2050, rimandando il successo o meno alla società civile e ai governi come lo scrive nel suo piano:
“Fissando ambizioni relative al scope 3 che anticipano i piani e gli impegni attuali degli Stati nazionali, stiamo dimostrando il nostro ruolo di leadership – ma anche la nostra dipendenza dai governi e dalla società – nello sforzo di raggiungere lo zero netto“.
La strategia di Equinor è approvata dal governo norvegese.
La Norvegia, il più grande produttore di petrolio e gas dell’Europa Occidentale, si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, senza abbandonare i combustibili fossili. Lo scorso giugno, il governo norvegese ha dato alle compagnie petrolifere il via libera allo sviluppo di 19 giacimenti di petrolio e gas, investendo quasi 17 miliardi di euro nell’ambito di una strategia volta a incrementare la produzione nei prossimi decenni.
Va ricordato che per rispettare l’Accordo di Parigi, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IAE) raccomanda di non sviluppare nuovi siti petroliferi o di gas oltre ai progetti già in corso. (Documento – Emissioni Nette pari a Zero entro il 2050 – page 13)
Immagine di copertina “Coastal Virginia Offshore Wind 11” by BOEM-OPA is licensed under CC BY-SA 2.0